“Se fossi Vani?” è quel tipo di quesito esistenziale, se così possiamo intenderlo, che mi sovviene durante la mia ricerca di stili letterari; tra i tanti stili che fanno a gara per distinguersi nel mare dei romanzi che oggi invadono la sfera della nostra vita.
Ancora non ho trovato risposta se siano di più i dati generati da internet che riusciamo ad assimilare o la pubblicazione di romanzi nel mondo.
Mi sento chiamare «Dimmi Luca…» mio cugino non sa resistere dal farsi i fatti suoi ogni volta mi vede davanti al mio portatile a scrivere.
«Perché il testo da te scritto è tutto sottolineato in rosso?» sembra un guardone da come fissa a 10 cm di distanza lo schermo; o deve urgentemente prenotare una visita oculistica; o … non mi pronuncio altrimenti diventerei offensivo!
«No! Che dici! Si è solo emozionato appena ti sei avvicinato mentre stavo operando sul foglio nudo vestito di sole righe di testo!» Tanto se gli spiego che ho dimenticato di sistemare la lingua non mi capirebbe comunque.
Si gira verso di me ritrovandosi a distanza ravvicinata, enunciando un «ehm?!» comprensibilissimo, che tradotto starebbe per “non capivo, non capisco, non capirò” ed io gli confeziono l’ennesima battuta..
«Che stiamo facendo? Incontri ravvicinati del terzo tipo? Non sei buono neanche come alieno… ARIAAA!!» e faccio con le mani come se stessi cacciando mosche.
Finalmente si allontana ed io posso riprendere a scrivere la mia recensione sull’esperienza avuta leggendo Alice Nel Paese di Vani.
Ricordo che mi trovavo in libreria. Alla ricerca di romanzi dai quali analizzarne lo stile per comprendere come costruirne uno nuovo. Mentre mi avvicino ai 49 minuti passati a leggere varie recensioni, dalla valanga di libri in fila, scegliendo con cura i quattro che acquisterò impilandoli vicino alla cassa, vengo seriamente colpito dal titolo: Scrivere è un mestiere pericoloso
Scoprire che il protagonista è una ragazza ghostwriter che ha capacità empatiche d’alto livello mi intriga, soprattutto per studiare come la scrittrice (Alice Basso) avrebbe reso le meccaniche del romanzo, rispettando tali scelte.
«Ma! Questo è il secondo… allora dovrebbe esserci un primo libro!» dico, mentre mi avvicino al titolare della libreria per chiedergli di prendermi anche: L’Imprevedibile Piano Della Scrittrice Senza Nome.

Felicissimo me ne torno a casa, con la curiosità letteraria di un bambino che spacchetta un grande regalo, o come chi sta per conoscere i risultati dei quiz per la patente.
Per cena mia madre aveva preparato qualcosa di leggero. Ottimo, non mi sentirò appesantivo durante la nottata, mentre sprofonderò tra i meandri delle situazioni racchiuse nella prima opera confezionata dalla Basso.
«Ho comprato un libro.» esordisco
«…Uno…!?» senza neanche guardarmi, fa mia madre, continuando a mangiare, come ad evidenziare un problema nella mia tara dell’unità di misura.
«Cinque! … ma è un investimento sul mio patrimonio culturale» stringo i denti in attesa del botta e risposata. Perdo sempre con lei; è formidabile in tutto.
«Sembra più un investimento in arredamento da interni per la tua camera, ormai quasi del tutto trasformata in una libreria! Se vendi il letto avresti più spazio in altezza, sotto non ce ne entrano più.»
Pugno in pancia da KO «…» sorrido appena, e ringrazio per depistare e scappo alla mia missione di partenza con Vani Sarca alla scoperta delle dialettiche da infarto comico.
Non posso credere di averlo letto in circa 6 ore di tempo, seduto dentro la testa della protagonista. Complimenti Alice hai saputo assemblare uno stile che riesce a tingere il sistema limbico del lettore. Ad un certo punto mentre leggevo e venivo pervaso da estrema curiosità nell’avanzare di alcune scene per scartarne il finale (come stessi aprendo delle matrioske), dovevo fermarmi per prendere appunti!
In alcuni momenti mi sembrava di aprire quei pacchi che all’improvviso esplodono con il clown a molla che spunta con la risata contagiosa, lasciandoti adrenalina mista ad ilarità: un infuso chimico letale contro la noia: da pochi conosciuta come ‘ILARILINA’.
Elenco alcuni degli appunti presi, da questa esperienza, che ho piacere di condividere:
Alice Basso utilizza l’intuito di Vani per presentare i personaggi e mentre fa l’analisi a chi le si trova di fronte, noi lettori facciamo 2 cose:
- Rimaniamo allibiti tanto quanto il Berganza, il Mantegna e Morgana
- Impariamo a conoscere i personaggi attraverso una descrizione comportamentale concentrata in un istante
Inoltre viviamo l’intera storia dall’interno della testa di Vani, perché la sentiamo parlare e pensare in tempo reale.
Scene che esplodono in finali da spacca-fianchi tipo: Pag. 94 «Deve ammettere che l’ipotesi del camaleonte radioattivo era molto convincente», conclude.
Pag. 141, 142: un supereroe dalla dialettica da fioretto (potremmo dire)! Sembra di stare a guardare Jackie Chan mentre fa fessi tutti quanti con i suoi trucchetti da prestigiatore del combattimento! Vani, infatti, dà colpi bassi sui fianchi solo per fare il solletico agli altri personaggi della storia, ma soprattutto ai lettori (me compreso).
Pag. 146 (riga 31) Sbotto a ridere all’unisono con i bulbi oculari di Laura e Morgana!
Ho ritrovato pezzetti dello stesso umorismo di Vani sia in Riccardo che in Berganza.
Pag. 149 (riga 25 – 28) alla riga 28° rido di sussulto perché, mentre leggo l’insegna luminosa in stile “manga”, mi arriva il gavettone del commento fuori campo di Vani.
Pag. 162 (riga 33) scoppio in una risata incontrollata stile chitarra elettrica singhiozzante con crampi ai fianchi per la similitudine con il genere di musica.
Dopo aperta la copertina, ed iniziato a leggere, non si riesce a richiudere il libro! Definirlo scorrevole è da poco, dato che quasi non ci si rende conto di averlo terminato che si vuole passare al secondo episodio.
La piacevole sensazione che ho provato è che sembra di stare in compagnia dell’autrice, man mano che si conoscono tutti i personaggi e li si osserva interagire tra di loro.
Lieto di aver fatto la tua conoscenza.
JB
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Filed under: Un po' di tutto